venerdì 20 ottobre 2023

DOGMAN



titolo originale:
 DOGMAN (FRANCIA/USA, 2023)
regia: LUC BESSON
sceneggiatura: LUC BESSON
cast: CALEB LANDRY JONES, JOJO T. GIBBS, GRACE PALMA, JOHN CHARLES AGUILAR
durata: 114 minuti
giudizio: 



Un uomo dal passato difficile, cresciuto prigioniero di un padre violento, vive in un edificio abbandonato in compagnia dei suoi tantissimi cani, i suoi unici veri amici, con i quali ha un rapporto simbiotico e che gli procurano da vivere in un modo alquanto singolare...




Scorrendo i titoli di coda di Dogman non passa certo inosservato il ringraziamento che Luc Besson rivolge a Matteo Garrone, che con signorilità ha concesso al regista francese il "permesso" di usare lo stesso titolo del suo film del 2018. Non è un dettaglio, perchè nel film di Besson il titolo è importantissimo, in quanto rivelante la chiave del film stesso: "Dog" come cane, ovvio, ma se letto al contrario "Dog" diventa "God", cioè Dio, e non c'è dubbio che nel Dogman di Besson il tema fondamentale è proprio il rapporto tra Dio e gli uomini, ovvero tra la Fede e la vita terrena, sulla capacità di accettare il dolore assurdo, irragionevole, cui una certa condizione di vita ti può portare: Doug (uno strepitoso Caleb Landry Jones) è un uomo dal passato terribile cui la vita ha riservato solo dolore e rabbia, e che nei 114 minuti di Dogman racconta la sua Passione, il suo calvario mistico che lo porterà a fare pace con se stesso proprio di fronte alla Casa di Dio, disteso sul sagrato di una chiesa...

Ma andiamo con ordine. Besson ha dichiarato di aver scritto il soggetto di Dogman basandosi su un vero fatto di cronaca, dopo aver letto la storia (malsana) di un bambino rinchiuso dal padre per anni in una gabbia per cani, con i soli animali a fargli compagnia. Il padre e il fratello, fanatici religiosi e mentalmente instabili, tenevano prigioniero il ragazzo trattandolo esattamente come le loro bestie, e per il piccolo "prigioniero" l'unica àncora contro la pazzia era perlappunto l'affetto dei cani, con i quali crescerà e proverà in seguito a (ri)costruirsi una vita il più normale possibile dopo essere tornato in libertà, seppur a caro prezzo: Doug riuscirà infatti a far arrestare i suoi carcerieri, ma durante la colluttazione  perderà per sempre l'uso delle gambe diventando dipendente in tutto e per tutto dalle sue bestie, che addestrerà in modo tale da farsi obbedire in qualsiasi circostanza.

Il film comincia (quasi) dalla fine, cioè da quando Doug viene arrestato dalla polizia alla guida di un camion, malconcio e sanguinante, senza documenti, vestito da drag queen e con il rimorchio pieno di cani. Trasportato all'ospedale penitenziario, in stato di arresto, si lascerà interrogare solo da una giovane psichiatra (Jojo T. Gibbs), con la quale instaurerà un rapporto di fiducia dopo essere venuto a conoscenza della difficile situazione familiare della donna, separata con una figlia piccola e stalkerata dall'ex marito violento. Comincia quindi una lunga serie di flashback , intervallati dagli interrogatori in carcere, in cui scopriamo man mano la caduta e la difficile risalita di un ragazzo con enormi problemi fisici e psichici, rifiutato dalla famiglia, dalla società e dalle istituzioni, relegato a svolgere umili lavori per sopravvivere e compatito (ma non amato) da Salma (Grace Palma), una giovane insegnante di sostegno che si rivelerà l'unico vero amore della sua vita, ovviamente non corrisposto.



Doug cresce di pari passo con la sua rabbia, il suo odio verso gli esseri umani e il suo desiderio di vendetta: una volta "sistematosi" e raggiunta l'indipendenza economica (ci riuscirà grazie ai suoi cani, ma non vi diciamo come), tutta la sua vita sarà dedicata al suo personalissimo desiderio di giustizia verso gli oppressi, punendo gli oppressori e interrogandosi continuamente su quanto e perchè il dolore possa essere così gratuito e ingiustificato verso persone innocenti, innocue, spesso costrette a trasformarsi in belve feroci per trovare un posto nel mondo. La domanda che Doug si rivolge è sempre la stessa: se Dio esiste veramente perchè è così crudele, così cinico, così miope? E come ci si può fidare ciecamente di lui in mezzo a tanta disperazione? 

Besson
è abile nel costruire un film di pura azione ma anche di profonda riflessione, riuscendo nel contempo a conferirgli anche un'indubbio spessore autoriale. Dogman contiene tantissimi rimandi e omaggi al cinema contemporaneo (il paragone con Joker di Todd Phillips appare perfino scontato, ma anche le citazioni de Il Silenzio degli Innocenti e quella - autoreferenziale - di Leòn ci paiono evidenti) rivelandosi tuttavia assolutamente personale e coraggioso, capace di farti arrivare la sua anima. Certo, a livello di sceneggiatura è impossibile da prendere sul serio (occorre una notevole sospensione d'incredulità, ma in fin dei conti stiamo parlando di una favola dark...) eppure Dogman riesce ad emozionarti e commuoverti come poche altre pellicole viste in questo primo scorcio di stagione. E' un film crudele, viscerale, coinvolgente, forse eccessivo in certi punti (ma altrimenti non sarebbe Besson) eppure assolutamente dolente e romantico, in cui è impossibile non empatizzare con il protagonista.

Già, il protagonista. Beh, possiamo parlare bene quanto vogliamo di Dogman e dei virtuosismi registici di Besson, eppure sarebbe inimmaginabile concepire Dogman senza la sua star: Caleb Landry Jones è talmente magnetico e intenso che non si può non trepidare e "tifare" per lui, pur consapevoli del suo destino segnato. La sua performance è straordinaria (non si capisce come non abbia vinto la Coppa Volpi a Venezia, dove il film era in concorso, ma vedrete che sarà di sicuro tra i nominati agli Oscar) e riesce ad esprimere magnificamente il dolore e l'orrore di una vita talmente "particolare" e drammatica, specchio della sua terribile sofferenza e solitudine, alleviate solo dalla presenza simbiotica dei cani. Perchè, come si legge nella didascalia ad inizio film, "Ovunque ci sia un uomo infelice, Dio manda un cane a tenergli compagnia."
 

6 commenti:

  1. Certamente molto ispirato a Joker, un film malinconico ed emozionante, che emoziona. Condivido in toto quello che hai scritto.
    Un abbraccio
    Mauro

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  2. È vero,richiede una buona dose di sospensione dell' incredulità, ma è poetico, delicato e rude allo stesso tempo. Lui è magnifico. I rimandi a joker io non li.ho trovati così espliciti se non per il travestimento o forse perché joker non mi ha entusiasmato nonostante la performance eccellente di Phoenix. Mi ha emozionato questi film. Don curiosa di vedere se lo nomineranno come attore protagonista.

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    1. I rimandi a Joker sono relativi principalmente alla condizione umana del protagonista: è un uomo rifiutato dalla società, con handicap seri (psichici in Joker, fisici qui), incattivito da un mondo che non fa nulla per accoglierlo ed accettarlo. A me sono piaciuti in ugual misura :)
      La candidatura all'Oscar è un terno al lotto: sembrerebbe scontata (e lo stra-meritetebbe) ma molto dipenderà da come sarà accolto il film in America: le recenti ombre sugli abusi sessuali di Besson (poi prosciolto da ogni accusa) hanno messo in cattiva luce il regista francese (così come con Allen e Polanski) e di sicuro condizioneranno il risultato commerciale di Dogman. Staremo a vedere ..

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  3. visto ieri, un film potente, con un protagonista eccezionale.
    fare i confronti con altri film è ingiusto.
    mi ha ricordato, mutatis mutandis, un bel film ungherese di una decina d'anni fa, White dog

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    1. Sono d'accordo, i confronti non è mai giusto farli (anche se a volte è inevitabile...) ma in questo caso sono più che altro "assonanze", ispirazioni...
      Non ho visto il film ungherese di cui parli, proverò a recuperarlo: le assonanze servono soprattutto a questo ;)

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