martedì 22 maggio 2018

CENTOCHIODI (TRIBUTO A ERMANNO OLMI)

Ho conosciuto di persona Ermanno Olmi tanti anni fa, agli inizi del nuovo secolo. Era un pomeriggio qualunque di un'estate qualunque, a Bergamo alta. Lui era seduto al tavolino di un caffè, da solo, e quando si accorse che lo stavo fissando e mi invitò ad avvicinarmi, con lo sguardo rassicurante di un nonno che chiama a sè il nipotino (si fa per dire, anche se all'epoca ero ancora giovane). Credo di non essermi mai vergognato tanto in vita mia: sia per l'importanza della persona che stavo per incontrare che la figura di melma rimediata...

Riuscii solo a dirgli "Lei è Ermanno Olmi, vero? Mi piacerebbe stringerle la mano..."
Lui mi invitò a sedermi, ma farfugliai che dovevo scappare (ovviamente non era vero) e rimasi con quella stretta di mano. Finora la più bella della mia vita.

La"solita" congrega di blogger amici ha deciso di rendere omaggio all' Olmi regista (nei prossimi giorni vedrete i contributi dei "colleghi") ma, personalmente, conserverò per sempre di lui la bellezza di questo incontro. Un incontro con un gigante del cinema, ma prima di tutto con una grandissima persona. 


p.s. dovendo scegliere un film da recensire per questo omaggio, ho deciso di scrivere due-righe-due su quello che è considerato il suo film-testamento, ovvero Centochiodi: di sicuro non il suo più bello, ma certamente quello che più di ogni altro lo rappresenta...



Un giovane, bellissimo e fascinoso professore di filosofia decide, in apparenza inspiegabilmente, di fare scempio di alcuni preziosi manoscritti custoditi in una biblioteca universitaria, trafiggendoli con dei grossi chiodi. Una volta compiuto il misfatto farà perdere le proprie tracce (liberandosi di auto, borsa, documenti e cellulare, abbandonati in mezzo alla strada) per nascondersi in un casolare diroccato lungo le rive del Po. Qui stabilirà nuovi e proficui rapporti con gli abitanti del posto, quasi tutti contadini, riappropriandosi di una vita semplice e genuina e indicando ai nuovi "vicini di casa", come un moderno San Francesco, i veri valori della vita stessa...

Centochiodi doveva essere l'ultimo film di Ermanno Olmi, come da lui stesso dichiarato all'epoca (in realtà ne girerà altri due, Il villaggio di cartone e Torneranno i prati) tuttavia questa pellicola contiene innegabilmente tutti i caratteri di un testamento artistico e spirituale: è una bella metafora (anzi, una parabola cristiana) sul senso della religione e della spiritualità, visti attraverso gli occhi di un regista cattolico praticante ma prima di tutto uomo onesto e libero, che non fa sconti all'istituzione ecclesiastica di oggi, provando coraggiosamente a interrogarsi sul senso della fede ai giorni nostri con una limpidezza e una lucidità di sguardo invidiabili.

Olmi mette in scena una personale rappresentazione della Pasqua cristiana, attualizzandola al tempo contemporaneo, mostrandoci la venuta di un nuovo Messia che decide di incontrare, come in un nuovo Vangelo, la gente semplice di campagna, capace di professare sentimenti positivi e assoluti (quella stessa gente umile e onesta protagonista di tanti suoi film passati, da L'albero degli zoccoli a I recuperanti, Il tempo si è fermato, Il posto...) unico lembo di umanità di una civiltà sempre più votata al cinismo e all'individualismo. Centochiodi, nonostante il tono lieve e flemmatico, nonchè la leggerezza e il pragmatismo tipici di un Autore mai banale e retorico, nasconde un'invettiva decisa (ma priva di rancore) verso la Chiesa di oggi (per Olmi troppo distante dai fedeli e troppo vicina alla politica) e verso tutti coloro che manipolano la fede per proprio tornaconto personale.

Il film racconta di un Cristo umanissimo e quotidiano, un "uomo qualunque" che potremmo incontrare per la strada o in qualsiasi altra parte, con una naturalezza e una spontaneità di narrazione tali da essere comprensibile da tutti. Un nuovo Cristo che predica la riscoperta dei rapporti umani e della vicinanza, della solidarietà e della conoscenza, che deve essere messa a disposizione di tutti (i libri "trafitti" simboleggiano proprio questo: una cultura arida, tenuta "sottochiave", non divulgata e fine a se stessa non serve assolutamente a niente. "Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico...")

Ma, oltre a questo, la grande lezione del Maestro Olmi è scritta nella frase-simbolo del film ("le religioni non hanno mai salvato il mondo"): l'uomo è un essere intelligente e pensante, capace di giudizio, in grado di salvarsi da solo aldilà delle convinzioni e i dogmi personali. Saper scegliere tra amore e crudeltà, perdono e rancore, amicizia o acredine, alla fine dipende unicamente da noi stessi.

14 commenti:

  1. Che bello poter conoscere, anche se per poco, uno dei propri autori preferiti. Di certo ti rimarrà un bel ricordo, che tornerà vivo ogni volta che guarderai i suoi film.
    Quanto a me, purtroppo sono ignorante come una capra per quel che concerne Olmi :(

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    1. Sì, è davvero un bellissimo ricordo che accresce il valore di un grande regista. Tranquilla: non è mai troppo tardi per riscoprire gli Autori... del resto questo il vero scopo di questi "days". :)

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  2. Era un gigante del cinema, pur essendo una delle persone più schive e modeste che io ricordi. La notizia della sua scomparsa mi ha profondamente rattristato, se ne va un pezzo della mia giovinezza: se amo questa arte è anche grazie a lui. Bellissimo ricordo, complimenti.
    D.

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    1. Grazie mille, hai scritto parole bellissime. Che condivido in pieno.

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  3. Gran persona e grande regista. L'albero degli zoccoli è il suo film che mi ha più impressionato, anche per ragioni "territoriali". La lingua, i paesaggi, le situazioni sono quelle in cui mi sono ritrovata. Situazioni che anche i miei nonni mi descrivevano quando ero piccola. mi è dispiaciuto proprio tanto.

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    1. Vero. Moltre altri amici "delle tue parti" mi hanno detto la stessa cosa: si sono identificati nelle scene del film... tu, oltretutto, hai anche la fortuna (non scherzo) di poterlo apprezzare nella "lingua" (dialetto) originale, il che accresce ancora di più la fruizione di questo grande capolavoro.

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  4. Il tuo ricordo vale da solo questa commemorazione, questo commento.
    Sul film sono in piena crisi: non so se l'ho visto e l'ho in parte dimenticato (pur rimanendo piena di fascino "l'opera" di Raz Degan) o se non l'ho visto e solo qualche immagine del trailer si è fissata nella memoria.

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    1. Il bello di queste iniziative è che ti fanno venire voglia di riscoprire dei film che magari mai ti sarebbe passato per la testa di vedere... ed è, direi, il miglior omaggio che si possa fare a un grande autore :)

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  5. Deve essere stato sicuramente un gran momento conoscere uno dei propri registi preferiti. IL film di cui parli è uno dei tanti del regista che non ho mai visto, però prima o poi qualcuno lo dovrò recuperare.

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    1. Sì, è stata senza dubbio una delle emozioni più belle della mia vita! :)

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  6. Visto una decina di anni fa... Che dire, aveva ragione: a volte un caffé con un amico è meglio di un libro... Ciò non significa che la cultura non sia importante, ma a volte si rimane talmente assorbita in essa, che si perde la semplicità di passare del tempo insieme alle persone care. Bel messaggio e Olmi era un grande!

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    1. Sì, era un grande. E tu hai capito perfettamente il messaggio del film, che è un po' la summa di tutto il suo cinema. Grazie per il tuo contributo! <3

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    2. Più che altro l'ho capito tardi... Ancora rimpiango le giornate al lago perse con gli amici perché dovevo preparare l'esame sulla Divina commedia. Certo, è un valore aggiunto alla mia cultura, ma ormai quelle giornate al lago con i miei amici temo che non torneranno più... :(

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    3. Non è mai troppo tardi, Alessandra <3
      Mi viene in mente la battuta di Vittorio Gassmann ne "Il Sorpasso" : "Robbè, lo sai qual è l'età più bella? E' quella che uno c'ha!"

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